ROTTA FUTURA

Il regime dell'Urbe - ultima pagina

 

Ho finito la lettura di Il regime dell'Urbe, di d'Albergo e Moini, Carocci editore, 2015.

Il regime di città è il sistema dei poteri economici, sociali e politici che influenzano lo sviluppo di una metropoli indifferentemente dalle scelte di governo locale fatte con il metodo elettorale e il dibattito democratico.

Gli AA. sottolineano l'importanza a Roma della questione immobiliare, con il Campidoglio costretto a confrontarsi in ogni sindacatura con l'intreccio di interessi tra banche e costruttori, tra coloro che finanziano le costruzioni e chi ha bisogno di costruire. In questo groviglio sono coinvolti i giornali, i proprietari di case e gli inquilini, le aziende edili, la Chiesa, le aziende comunali, occupanti e edificatori abusivi, la burocrazia, i magistrati.

Nel testo si favoleggia il rovesciamento del regime romano con la mobilitazione generale delle forze sociali escluse dalle dinamiche di arricchimento, quelle forze che pagano i costi sociali della dinamica di sviluppo cittadina  che premia attori economici privati; è molto facile a dirsi.

Di sicuro che governerà Roma dovrà sapersi svincolare dalle pastoie di quell'intreccio di poteri legati alla terra e al mattone, la Roma di palazzo e palazzinara.

Riporto il testo della pagina finale ..

«...Continuità storica del nucleo centrale di interessi, retoriche ideologiche, ruolo attivo della leadership politica, un ventennio di azione continuativa ma scandita da adattamenti al cambiare delle rendite, delle opportunità e vincoli ambientali e radicata a sua volta nei decenni passati. Sono questi gli elementi di un "regime dell'Urbe" la cui capacità di promuovere sviluppo è stata storicamente circoscritta dalle dipendenze e dalle azioni qui esaminate. La strategia di accumulazione che, anche grazie al ruolo della politica, è stata perseguita ha concentrato il più delle volte i benefici su interessi economici ristretti, spalmando invece i costi su una società urbana considerata in senso più ampio, sprecando e disperdendo molte risorse di innovazione e per l'equità sociale. È in fin dei conti un quadro che, nonostante l'entropia che lo caratterizza, evidenzia più capacità omeostatiche che tendenza al cambiamento, specialmente endogeno, non essendo stato sostanzialmente sfidato da tendenze di crisi o da ampie mobilitazioni sociali, o sul movimento politico-elettorale. Le dinamiche qui analizzate ci dicono che, almeno sinora, per trasformare le relazioni fra politica, economia e società a Roma e le politiche che esse possono produrre non sono state sufficienti alternanze politiche di leadership, come del resto è stato recentemente dimostrato anche a livello nazionale dalla sostanziale invarianza dei grandi orientamenti delle politiche pubbliche nel passaggio fra i governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. Sarebbero piuttosto necessari più forti (e ovviamente rischiosi) shock esterni, oppure l'attivazione, da parte delle componenti della società urbana sinora escluse dai benefici principali della crescita prodotta da questa strategia di accumulazione, di conflitti non limitati a poste in gioco episodiche o frammentate, benché di volta in volta rilevanti. Mobilitazione di questa natura potrebbero porre le premesse per una strategia controegemonica, producendo quindi anche quelle conseguenze politiche, basate su rappresentazioni critiche del "regime dell'Urbe" e su un ruolo di guida di nuovi attori politici che promuovono alternative sistemiche. Se consideriamo molte delle opere citate in questo volume le premesse in termini di riflessività non mancano e questo stesso libro vuole essere un modestissimo contributo in questa direzione. Ciò che manca al momento sono però le energie sociali e quella capacità e volontà di agency politica che, non accontentandosi di ricompense più o meno soddisfacenti, conseguita attraverso il controllo di risorse allocati in "nicchie" di politiche complementari la strategia di accumulazione ai progetti egemonici, costituiscono la premessa ancora più indispensabili perché vengano apportati mutamenti, o, per lo meno, delle sfide ai blocchi egemonici.» (Ernesto d'Albergo, Giulio Moini, Il regime dell'Urbe, politica, economia e potere a Roma, Carocci editore, Roma, 2015. Pag. 118)