ROTTA FUTURA

Leggi indipendenti - sullo Ius soli: la naturalizzazione facilitata.

 

Ius soli: ho letto in questi primi giorni di settembre le affermazioni di Vannacci sulla possibile privazione della cittadinanza per chi si macchia di delitti dopo essere stato naturalizzato. Credo che quello della cittadinanza condizionata dai comportamenti sia un concetto scivoloso per i diritti. È discriminatorio rispetto ai comportamenti dei cittadini per nascita, i quali perdono la cittadinanza solo in casi particolarissimi di arruolamento o assunzione agli ordini di Stati esteri e con la dichiarata contrarietà della legge. Ammetto che sarebbe comodo e simpatico, in verità, poter prendere quegli italiani che si macchiano di delitti gravissimi, come capi mafiosi e grandi spacciatori, spogliarli della cittadinanza e paracadutarli in qualche giungla. Poca l'utilità della spoliazione della cittadinanza acquisita per i manigoldi, visto che si applicherebbe come provvedimento accessorio di pena, successivo al verificarsi del crimine. Il problema nella concessione della cittadinanza è il non darla ai gaglioffi, piuttosto che andargliela a togliere dopo il crimine.
Per completezza ricordo che la Costituzione vieta di privare il cittadino della cittadinanza. «Per motivi politici», certo, una dizione che però è chiara solo apparentemente: come si può impedire che un motivo politico non venga definito come penale, «per il bene dell'Italia», come disse Giuseppe Conte sospendendo i diritti civili nel marzo del 2020? La privazione della cittadinanza confina con la proscrizione, andrebbe tenuta lontana dalla pratica giuridica il più possibile e dunque la ritengo inammissibile in proposte di modifica della legge sulla cittadinanza.

Ci siamo già dichiarati per vari motivi contro il cd Ius soli. L'idea di affibbiare la cittadinanza ai minorenni risponde a tre motivi di interesse di parte. Il primo è quello di distrarre il dibattito pubblico dagli autentici problemi dell'Italia, che ha già una legge efficace sulla naturalizzazione, e ancora di più distrarre dai problemi che lamentano gli stranieri membri del popolo italiano, problemi la cui discussione porterebbe alla luce chi sfrutta il lavoro di chi non ha la cittadinanza, sfruttatore che molto spesso è italiano o coperto dal potere. Il secondo motivo è l'interesse economico nell'ondata di naturalizzazioni, per esempio nel settore dello sport dilettantistico, tanto che io parlerei in certi settori di Ius pecuniae. Infine c'è l'interesse fazioso della politica di professione che vede in questo argomento solo un modo per raccogliere consenso elettorale e potenzialmente l'acquisto di un corpo elettorale favorevole, in prosecuzione di un antichissima battaglia per "dare il voto agli stranieri".
Si noti poi, a voler guardare al problema pratico, che le storture degli attuali meccanismi di naturalizzazione sono altri. Sono la lentezza per i neo-diciottenni e oltre, che devono aspettare anni per realizzare quello che è previsto dalla legge odierna come un loro diritto, con una burocratizzazione estrema delle pratiche; poi la possibilità che la cittadinanza venga chiesta da persone che rispettano parametri burocratici oggi vigenti ma per nulla integrate e non parlanti, neanche in modo elementare, la lingua italiana; infine la difficile gestione della condizione di apolidi e stranieri di Stati in crisi, che non possono tornare a casa o produrre documentazione utile alle procedure burocratiche.

Quella dell'apolidia e della cittadinanza di casi particolari andrebbe affrontata con una modifica che esula dalla questione dello Ius soli per minori; chi scrive ricorda perfettamente il caso di una zingara morta apolide - con seri problemi per la gestione della salma, dopo un quarto di secolo di permanenza sul nostro territorio. Ricade in questo tema il problema della gestione amministrativa degli zingari di origine bosniaca e croata, giunti come profughi di guerra nei primi anni Novanta, e mai sistemata positivamente. Non ce ne occuperemo qui.

Se pensiamo alla proposta di Ius soli e agli argomenti propagandistici di chi la sostiene o che ha simpatia per l'argomento, simpatia che spesso dipende solo dal fatto che si parla di bambini, e su cui si è speso anche l'inquilino del Colle, appare l'assurdità di un provvedimento che creerà problemi senza cambiare i diritti concreti dei destinatari. Oggi i bambini di cittadinanza straniera possono godere di tutti i diritti fondamentali. Nulla cambierebbe per i loro diritti con l'assegnazione, da minorenne, della cittadinanza italiana.
I problemi sorgerebbero per la verifica della presenza sul territorio nazionale e della rispondenza della persona ai criteri e ai motivi della naturalizzazione. Dare a una persona la cittadinanza senza che sia effettivamente cresciuta in Italia, senza essere sicuri che parli l'italiano e che si sia adattata alle regole sociali crea la possibilità di peculiari vicissitudini di questa persona che è "italiana" sulla carta e membro di un sistema famiglia di stranieri guidato dagli interessi degli adulti. Non si può impedire al "nuovo italiano" di recarsi con la sua famiglia all'estero per proseguire altrove la sua vita, diventando persona integrata con altri sistemi sociali e educativi e in possesso della nostra cittadinanza, per tornare poi magari un giorno senza sapere la lingua, da italiano solo per passaporto. Qualcuno potrebbe eccepire che la legge sullo Ius soli mette dei limiti per la permanenza all'estero del cittadino naturalizzato da minore, lo vediamo: si dà il caso però che le limitazioni di movimento per il cittadino naturalizzato siano incostituzionali e contrarie alle norme europee. La libertà di movimento, di uscire e rientrare sul territorio della Repubblica è sancita dall'articolo 16 Cost., «, salvo gli obblighi di legge». Che l'obbligo di legge possa essere applicato genericamente a tutti i "nuovi italiani", non per fatti concreti e determinati, e, peggio ancora, che la sanzione del mancato rispetto dei termini di permanenza sia proprio la perdita della possibilità di essere più cittadino è una previsione che non passerebbe al vaglio della Corte costituzionale, tanto più che cozza anche con il diritto alla libertà di movimento in Europa per i cittadini italiani e il loro diritto a proseguire gli studi in altri paesi.
La legge sullo Ius soli è foriera di problemi per il nostro sistema sociale, non risolve alcuno dei problemi dei destinatari e verrà strumentalizzata dagli adulti in ogni modo.

Se dovessimo fare una proposta di riforma per andare incontro a chi è cresciuto in Italia e desidera diventare cittadino italiano, senza fare una "corsa alla naturalizzazione", potremmo solo proporre di snellire le procedure per una naturalizzazione semplificata, per chi ha risieduto e studiato in Italia, semplificando la burocrazia e accelerando l'accesso ad altri diritti in attesa della definizione della pratica, la quale comunque non andrebbe definita prima di un congruo periodo di tempo per evitare di accogliere persone non mature e non adatte a stabilirsi nel novero dei cittadini della Repubblica Italiana.

Dalle procedure di naturalizzazione vanno escluse le richieste di documenti dall'estero, requisiti che creano discriminazione e occasioni di corruttela. I cittadini di nazioni avanzate possono ottenere i documenti senza problemi, mentre in ambienti dove i funzionari sono meno attenti alla legalità questi vengono prodotti abusivamente mentre negli Stati in crisi la situazione di guerra e di anarchia rende impossibile ai loro cittadini avere documenti, adesso immagino il caso di Haiti, della Libia e della Somalia.

La pratica di naturalizzazione, per tutti, deve essere definita dalla nostra pubblica amminstrazione solo facendo riferimento ai propri documenti e a fatti certi.

Uno struttura di proposta alternativa allo Ius soli per la naturalizzazone facilitata potrebbe essere siffatta.

La persona maggiorenne che non ha la nostra cittadinanza che ha svolto almeno otto anni scolastici e solari nelle scuole italiane può chiedere la naturalizzazione facilitata.
Il comune di residenza, previa verifica delle condizioni presso il ministero dell'Interno, può di sua iniziativa convocare e offrire la possibilità di chiedere la naturalizzazione al cittadino straniero.
La naturalizzazione facilitata si perfeziona dopo cinque anni dalla richiesta.
Il cittadino che chiede la naturalizzazione facilitata riceve da subito il diritto di voto alle elezioni amministrative alla stregua dei cittadini comunitari con l'iscrizione nella lista elettorale aggiunta del comune di residenza.
La pratica di naturalizzazione non può essere iniziata o viene sospesa in caso di condanna di primo grado per reati non colposi o per l'avvio dell'istruttoria a seguito della denuncia per certi reati o violazioni aministrative gravi previste per legge; la pratica sospesa prosegue l'iter dopo che l'istruttoria giudiziaria si è conclusa con l'assoluzione o la pena è stata scontata.
La condanna definitiva per certi reati e violazione, di recidiva, o la presenza di situazioni oggettive di pericolo per la sicurezza dello Stato o la sicurezza pubblica, previste per legge, provoca il diniego definitivo della naturalizzazione.
Alla scadenza del periodo di attesa, in assenza di motivi di diniego, la naturalizzazione viene senz'altro concessa entro tre mesi, anche con silenzio assenso.

Il motivo del periodo di attesa di cinque anni ha motivi scientifici. Le neuroscienze hanno stabilito che la maturazione cerebrale, con la definizione dei meccanismi di controllo comportamentale, nella nostra specie si completa tra i 20 e i 25 anni.
Bene avevano fatto i legislatori del passato a definire l'età maggiore agli anni 21. L'abbassamento agli anni 18 della maturità legale ha visto verificarsi molti problemi e in modo indiretto la società ha reagito sistemando dei filtri e delle regole che rallentano di fatto l'accesso degli adulti più giovani al mondo del lavoro e alle maggiori responsabilità. Basti considerare i divieti per i neopatentati di utilizzare veicoli di una certa potenza, di fare di uso di alcol assolutamente, nei tre anni successivi al conseguimento della patente di guida; i diciottenni hanno il titolo per condurre un'auto, ma sotto tutela. Ugualmente non si può eccepire che le persone naturalizzate sarebbero discriminate perché non avrebbero i pieni diritti politici: anche il diciottenne cittadino per nascita non riceve i pieni diritti con la maggiore età. Gode dell'elettorato attivo, ma non di quello passivo: può votare, non può chiedere di essere votato, prima dei venticinque anni.
Può essere valutata la possibilità di dare ai cittadini in via di naturalizzazione facilitata il diritto di voto attivo alle elezioni politiche in attesa del perfezionamento della pratica. In ogni caso andrebbe curata la funzonalità i meccansimi di iscrizione e cancellazione nelle liste elettorali e anagrafiche.