Cari camerati, cari amici, caro Gianfranco. Io non sarò forse troppo originale, se, come altri, partirò con una nota di sentimento, ma per abbinare il sentimento alla ragione, e allora, come Fini in apertura di questo congresso, ci ha ricordato che forse è doloroso, che forse è difficile per qualcuno nel cuore fare questo passo perché si sente di abbandonare quella che è stata casa sua, perché per noi il Movimento Sociale Italiano era la casa, era il rifugio, era la chiesa, per tutti noi, e resta la casa, la chiesa, il rifugio, perché ognuno di noi ha una sua storia personale e politica; abbiamo generazioni diverse, storie diverse, c'è chi ha fatto la guerra di trincea, c'è chi ha fatto la guerra delle piazze, io personalmente posso ricordare la mia casa, quel fronte della gioventù di Almerigo Grilz, che non posso non ricordare, quella sede che era il nostro covo di via Paduina a Trieste, che tanti conoscevano, e volevamo tanto bene a quel covo, lo chiamavamo il covo, e quante delle nostre sezioni missine, perché eravamo sempre terribilmente poveri, perché abbiamo sempre fatto le collette, mentre le mille lire con le quali non andavamo a mangiare la pizza, per comprare la colla ai volantini, e quanti di noi hanno il ricordo indelebile di quella casa che resta, il ricordo più stupido, più banale, del freddo gelido di Trieste, la bora che sbatteva perché avremmo i vetri rotti e la colla che si congelava nel secchio, e questa è la casa che ci portiamo, ci portiamo dietro, ma adesso ne facciamo una più grande. Ecco perché dobbiamo essere consci e consapevoli, perché siamo militanti politici, che dobbiamo sapere vivere il nostro tempo, e vivere il proprio tempo vuol dire agire con pragmatismo, vivere il proprio tempo vuol dire sapere interpretare le ansie, le aspirazioni, le ambizioni di un popolo, e quando finalmente quelle verità che abbiamo predicato, le vediamo fiorire sulla bocca di tanti, e quando il consenso arriva, e quando la casa diventa più grande, e quando arrivano a frotte vicino a noi, sarebbe una pazzia, sarebbe una pazzia chiudersi, perché le dinamiche sono queste, perché abbiamo sconfitto la partitocrazia, perché abbiamo vinto il 27 marzo, perché il sistema politico che si sta innescando, che sta nascendo in Italia, è il sistema politico tendenzialmente bipolare, e allora noi siamo il polo della destra, o del centro-destra, o del destra-centro, contro il polo della sinistra, e noi dobbiamo essere, Fini deve essere il leader, e noi dobbiamo essere i protagonisti all'interno di questo polo, e la nostra forza politica deve marciare, deve diventare più grande.
Ed allora nella concordia, ed allora nella lealtà, ed allora nei comportamenti univoci, perché sono i comportamenti univoci e la disciplina di partito dovrei dire, che mi hanno imposto, e ho accettato, di astenermi, visto che ho l'avventura da un po' di stare nel Parlamento italiano, di astenermi sul governo Dini, mi avrei voluto recitare un "no" grande come una casa, come una montagna, come tutti voi, perché è una porcheria quello che è successo, perché il ribaltone che hanno messo in piedi, che hanno tentato di mettere in piedi, e che ha nomi e cognomi, e che non ha soltanto Buttiglione e Scalfaro, Buttiglione e D'Alema che sono gli sconfitti, e non ha soltanto Bossi Giuda, che non è nemmeno Giuda, perché Giuda aveva avuto la dignità di impiccarsi a un albero, ma c'è anche... c'è anche il signor Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro! Fini è stato denunciato!, tutti noi ci autodenunciamo!, questo è un congresso di autodenunciati, perché Oscar Luigi Scalfaro è stato il grande manovratore, questa è una critica politica, abbiamo il diritto e il dovere di fare, è stato il grande manovratore della grande porcheria che hanno messo in piedi, del commissariamento della politica, perché hanno voluto scipparci la grande conquista, la grande vittoria del 27 marzo, e gliela dovremo ricacciare in gola a questi signori, la provocazione ed il tentativo che hanno messo in piedi attraverso... attraverso questa soluzione politica che non è politica, e allora solidarietà piena a Gianfranco Fini, solidarietà piena al mio amico Gastone Parisi, che è stato denunciato anch'egli per aver, si dice, insultato Scalfaro, questa vestale, questa vestale del parlamentarismo quando gli fa comodo, ma poi la vestale dell'impero dei fax, perché lui è bastato un fax per prendere certe posizioni, certe determinazioni, non potremmo accusare di essere un faxista!
Vedete, Scalfaro passa, noi restiamo, e resta il nostro progetto, resta la costruzione, la grande destra che stiamo costruendo, ed allora, signori, ci sono due modi per arrivare alla scelta, alla svolta, perché tutti sanno che questo è il congresso della svolta. Ci si può arrivare con rassegnazione, vorrei dire, con paura, con riserva mentale, oppure con entusiasmo, con convinzione, con la certezza di essere vittoriosi, invincibili, vorrei dire.
Noi non possiamo cedere a certe suggestioni, quella per esempio della riserva di tenere le MSI all'interno di Alleanza Nazionale, perché questo consentirebbe, come acutamente spiegava ieri Ignazio La Russa, all'esterno, di fare poi la divisione tra i buoni e i cattivi all'interno di Alleanza Nazionale; tra i nuovi, i moderni e coloro che sono retaggio in qualche modo di un passato; tra i ministri fascisti e i ministri non fascisti, come già è successo. E questa sarebbe follia. È questo che stiamo costruendo, poi è un disegno più grande, e allora lo dobbiamo interpretare con entusiasmo e con certezza, e con la certezza soprattutto che ci viene e ci deriva dal nostro essere, dalla consapevolezza di quello che siamo, dal patrimonio enorme, ideale, morale, spirituale che ci portiamo nel cuore e nella nostra storia, quella storia che ricordavo e che può ricordare ognuno di noi nel suo intimo. Tanto noi continueremo a riconoscerci a fiuto, vorrei dire, enorme, ideale, morale, spirituale che ci portiamo nel cuore e nella nostra storia, quella storia che ricordavo e che può ricordare ognuno di noi nel suo intimo.
Tanto noi continueremo a riconoscersi a fiuto, vorrei dire. Ma costruiamo qualche cosa di grande, un disegno che è grande, perché passa attraverso la rivendicazione di valori, valori che non abbiamo messo in dubbio, ma che una volta di più esterniamo: il grande valore della libertà, della giustizia, della dignità, dell'identità nazionale, della patria, della terra, della socialità, dei valori cristiani, dei valori della tradizione, della famiglia. Ecco, tutto questo è il messaggio, tutto questo è il bagaglio che portiamo con noi per costruire questa grande destra, per costruire questo partito degli italiani, per costruire questo grande risorgimento, questo partito del risorgimento nazionale, questa... questa forza di destra, nazionale, sociale, popolare, nazionale e nazionalista, vorrei dire, vorrei quasi spezzare una lancia, prima che ci battezzino gli altri, con i nomignoli più stupidi. Diamoci noi, battezziamoci noi, a me piacerebbe tanto nazionalisti, ma sennò tricolori, è bellissimo, ma battezziamoci noi, prima che inventino gli anini o qualche cosa del genere. Nella convinzione di essere per davvero i buoni seminatori, ieri Rauti parlava della semina, e siamo tutti convinti, ognuno per la sua parte, di aver seminato bene, perché tutti noi siamo buoni seminatori, ma abbiamo seminato talmente bene, che abbiamo sottratto ettari di terra al bosco, che il campo è diventato più grande, che c'è bisogno di altri seminatori e c'è bisogno anche di nuove macchine, perché non possiamo andare con gli aratri e coi buoi. E allora, ecco il grande progetto, da vivere con entusiasmo, da realizzare con entusiasmo anche nelle strutture organizzative che verranno, perché dovremo pensare ad un riassetto organizzativo, senza perdere quel grande patrimonio della nostra organizzazione territoriale, capillare delle sezioni etc., senza perdere il grande patrimonio delle organizzazioni giovanili, del Fronte della Gioventù e del FUAN nella loro rispettiva autonomia. Organizzazioni giovanili che sono sempre state e continueranno ad essere il grande serbatoio, la grande fucina del nostro militante politico, perché, qualcuno ha paura, non diventeremo mai crocerossine, se qualcuno ha paura di diventare crocerossine, non diventeremo mai qualche cosa di diverso da quello che siamo, i nostri militanti resteranno quelli che con dignità, con fierezza, con fermezza costruiranno questo grande disegno.
Ecco questa è la sfida, dicevo... non la sfida, dobbiamo abbinarle anzi, il sentimento, il cuore alla ragione, perché questo è saper interpretare il nostro tempo. Fini ha fatto bene, Fini ha fatto bene, noi non possiamo congelare questo congresso a discutere di storie, perché questo è un congresso di politici e non di storici.
Fini ha detto bene: «Consegniamo il fascismo alla storia e lasciamo che il giudizio lo diano gli storici» e ognuno di noi intimamente sa benissimo poi quale giudizio dare, perché è giusto riconoscere all'antifascismo non comunista evidentemente quei valori di libertà di cui si faceva portavoce, ma io che sono un italiano di confine, del confine orientale, non dimenticherò mai che sul confine orientale erano quelli della Decima MAS a difendere le terre italiane, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, mentre erano i comunisti a voler regalare la mia città a Tito.
Ed allora... ed allora proprio sull'ultima notazione, e con questo poi chiudo, proprio perché sono un italiano di confine e voi sapete che la patria si sente per davvero di più al confine, perché io sono uno di quelli che si mette a piangere quando come l'altra sera cantiamo a squarciagola Fratelli d'Italia.
Io... ecco, io voglio, e per questo, in questo senso ho presentato un emendamento che vi chiederò di votare, ne parleremo dopo, un emendamento sulla politica adriatica, perché io voglio, io desidero con tutto il cuore che tutto quel patrimonio di lotte e di idee, di tradizione e di rivendicazione, di italianità, delle terre irredente oltre l'ingiusto confine dell'Istria, di Fiume, della Dalmazia, passi integralmente dal patrimonio del Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale.
Io voglio che continuiamo a rivendicare i duemila anni di storia romana, veneta, italica, che passano attraverso il palazzo di Diocleziano di Spalato, che passano attraverso l'arena romana di Pola, che si chiamava Pietas Iulia, che passano attraverso l'arco romano di Fiume, che si chiamava Tarsatica, che passano attraverso i leoni veneti, i leoni di San Marco, di Zara, che era la mitica Iadera, che passano attraverso Capodistria, che era Caput Histriae, che passano attraverso Parenzo, che era Iulia Parentium. Ecco, ecco perché memoria storica è anche questo, anche perché sogno, perché noi continuiamo a essere innamorati dei nostri sogni, e io non rinuncerò mai a continuare a sognare di poter tornare da italiano in terra d'Italia, là dove stava mia madre, dove stava mio nonno, e dove stavano quelli che hanno vissuto una vita nell'arco della nostra tradizione nazionale, della nostra lingua, dei nostri valori. Ecco questa è la nostra grande missione, questa è la missione di Alleanza Nazionale: una missione di patria, di nazione, di amore per la terra, di amore per la fiamma, di amore per l'Italia.
Viva l'Italia, viva l'Alleanza Nazionale!
[Presidente: Grazie, grazie Menia. Onorevole Sospiri.]
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