[Presidente: Bravo Giulio, evviva Giulio. È in sala Erra?]
Erra: Grazie per "l'onorevole" che non merito.
[Presidente: Eh, come no?]
Bene: siamo alle ultime battute di questo diciassettesimo e ultimo congresso del Movimento Sociale Italiano.
Siamo alle ultime battute, ma la situazione, diciamo, psicologica, più che razionale, non è ancora chiara. Grava su questa Assemblea, anche dopo questo vivo, forte e per molti aspetti lucido! dibattito, tra i migliori ai quali io abbia mai assistito, grava ancora l'ombra del dubbio e dell'incertezza. Un dubbio e un'incertezza non razionale, che hanno radici nel sentimento e, direi più che nel sentimento, nell'istinto.
Vedete, come se la maggior parte di noi non si arrendessero ancora all'idea che questo è veramente l'ultimo nostro congresso, che questa è veramente l'ultima volta in cui noi ci troviamo insieme, come Missini, con tutto ciò che per noi essere Missini ha significato, dal giorno in cui abbiamo costituito questo partito per proiettare nell'Italia liberal-democratica e marxista la forza ideale che avevamo servito sui campi di battaglia. Noi ci ritroviamo ancora qui, come Missini, con tutto ciò che per noi essere Missini significa, per l'ultima volta e non vogliamo ancora crederlo. La ragione ce lo dice, la chiarezza di questo dibattito ce lo dice, il sentimento lo nega e lo nega qualcosa di più radicale e profondo del sentimento, che è l'istinto di conservazione di chi sa che sta per venire per lui il momento fatale e lo respinge e lo rifiuta, perché si sente vivo, si sente vivo, pieno di forza, di energia, di intelligenza, di idee, sente pulsare nel suo sangue le vene, sente di poter ancora continuare a vivere, a combattere, a lottare, a credere, a pensare e sa che tra poco non lo farà più e non crede che questo avvenga. Ecco, grava su di noi una generosa illusione che sentiamo balenare tra un intervento e l'altro. L'ho sentito balenare anche pochi minuti fa, nel discorso chiaro e intelligente, non me ne voglia il mio amico Maceratini, forse troppo chiaro e troppo intelligente, ...
[vuoto audio di 20"]
...Nel sistema della liberaldemocrazia; crede forse che basti non nominarla per sfuggire al fatto di esserlo, di diventarlo? Crede Maceratini questo possibile? Io credo, io penso che lo creda davvero, altrimenti non l'avrebbe detto, è un uomo sincero, nella cui sincerità ho sempre creduto, e continuerò a credere. Balena questa illusione nelle parole dell'altro mio stimatissimo amico e camerata Mirko Tremaglia, il quale sembra credere davvero che basti conservare la dizione "Movimento Sociale Italiano" accanto alla dizione "Alleanza Nazionale" per risolvere tutto. Balena questa illusione generosa della sua pateticità, del grande applauso con il quale tutti ieri siamo scattati in piedi quando il nostro segretario nazionale, che nel nuovo simbolo resterà la fiamma, in piedi siamo balzati, gridando e piangendo, perché la fiamma per noi, come anche il segretario nazionale aveva detto, la fiamma è tutto e per qualche secondo... Ahhh... veramente ci è sembrato possibile che salvare la fiamma significava salvare tutto, ma noi sappiamo che non è così. Noi sappiamo che non è così. Noi vorremmo che fosse così.
Noi disperatamente vogliamo credere che le cose non stiano come invece stanno. E invece stanno. E qui io debbo un sincero, non ironico, credetemi, amici e camerati, credetemi, non ironico, un sincero ringraziamento all'Onorevole Fini e all'Onorevole Tatarella per la chiarezza con cui hanno impostato il problema.
Quella chiarezza che parla non più al nostro sentimento, non più all'istinto di conservazione; parla alla ragione. Fini ci ha detto, con parole secche, dure e spietate: «Amici, domani si chiude». Dopodomani - si chiude. Si chiude! Ha usato questo verbo, martellandolo più volte, nelle sue diverse coniugazioni. "Si chiude". "Chiuderemo". "Stiamo per chiudere". Si chiude, amici. Si chiude come si chiude un'azienda, come si chiude una società, come si chiude un pubblico esercizio: si calano le saracinesche. Si finisce.
[NDR. non chiaro]
...E allora, c'è chi chiede perché si chiude, parecchi se lo sono chiesti. Con lucida energia l'ha chiesto Pino Rauti: ma che vuol dire? Perché dobbiamo chiudere? Perché?! Perché?! Come se si chiudesse un esercizio che impiene attività, che... i cui affari vanno a gonfie vele, che aumenta la produzione, le vendite, la clientela, che vede affluire il pubblico finalmente dopo anni in cui era andato avanti stentatamente... perché chiudere? Perché mettere in liquidazione? Perché cessare l'attività?! Ce l'ha detto Tatarella, al quale, subito dopo Fini, va il mio ringraziamento, perché Tatarella, come Fini, ha tolto ogni illusione dalla ragione, l'ha lasciata radicata nel sentimento e nell'istinto di conservazione. Che ci dice Tatarella? Alla democrazia, al sistema democratico manca un'ala destra, c'è questo spazio. Noi costituiremo l'ala destra del sistema democratico, della liberal democrazia, amico Maceratini, nominarla o non nominarla, quella è: è la liberal democrazia. «Noi, ci dice Tatarella, costituiremo l'ala destra della liberal democrazia».
Allora, vedete, amici - e camerati, da questo discende tutto, discende tutto, con spietata logica, perché vedete che cosa è? Quella eredità ideale, non ideologica, onorevole Fini, non ideologica: ideale.
Quella eredità ideale, politica, istituzionale, storica, che poi abbiamo portato in noi e che porteremo in noi fino a questa sera, che cosa è?
È una grande Idea, che... nel secolo XX, si è battuta contro altre due grandi idee, l'idea liberaldemocratica e l'idea nazista. La storia del secolo XX si riassume nel conflitto tra questi tre modelli che non sono soltanto ideologie o programmi politici: sono concezioni della vita, del mondo, dell'uomo, dello Stato e della società.
Sono idee morali, politiche, economiche e sociali. Queste tre grandi idee hanno animato con il loro scontro la storia del secolo e noi, quando incarnavamo una di queste idee, ne siamo stati protagonisti, oserei dire, ne siamo ancora fino a questa sera protagonisti. Allora, inutile ricapitolare la vicenda che tutti conosciamo: due di questi modelli, facendo leva sul loro comune fondamento materialistico, si sono alleati e hanno sconfitto il nostro; poi sono entrati in conflitto tra loro; uno dei due, quello socialdemocratico e quello liberaldemocratico, ha sopraffatto il modello marxista ed è rimasto padrone del campo. Ecco ciò che è avvenuto.
Noi, nella seconda parte di questo grande scontro secolare, come Movimento Sociale Italiano, abbiamo rappresentato... abbiamo rappresentato la testimonianza, la proiezione, la vita del modello che era stato sconfitto sui campi di battaglia. Oggi, quando il modello liberaldemocratico prevale su quello marxista, noi entriamo in questo modello liberaldemocratico. Non possiamo che entrarvi, secondo la logica dell'onorevole Fini e dell'onorevole Tatarella, non dell'onorevole Maceratini, non dell'onorevole Tremaglia, non dell'onorevole Rauti, non dell'onorevole Buontempo, non - se mi consentite, secondo la mia.
Vi entriamo, però, e non possiamo che entrarvi. Allora, che significa questo passaggio? In che consiste? Per noi, per noi, noi! È un'evoluzione?, è un aggiornamento? È, come disse il segretario nazionale, usando una gravissima parola, in comitato centrale, un mutamento di identità?, io mi permisi allora di fargli notare che non cambia identità un gruppo umano o un uomo senza non essere più sé stesso, senza diventare un altro, ed è inutile allora dirci «prendiamo voti, andiamo in maggioranza, andiamo al potere». Non più noi vi andiamo, se cambiamo identità, vi va un altro, non noi più.
Ma... quel che noi facciamo, entrando nel sistema liberal-democratico, non è, non è, non è, amici e camerati, evoluzione, non è aggiornamento, non è seguire i tempi che mutano, non è nemmeno mutare identità: è entrare nel campo avverso!, nel campo che abbiamo combattuto!!, nel campo di coloro che ci hanno sconfitti!!, nel campo di coloro che ci hanno ghettizzati!, nel campo di coloro che non ci riconoscono!, finché restiamo noi stessi, nemmeno diritto di cittadinanza, in questa Repubblica dove si può costituire ancora adesso un partito comunista e non si può costituire un partito fascista, malgrado che uno dei nostri migliori, migliori, nuovi acquisti, il senatore Fisichella, si affanni a spiegare che il fascismo fu solo un sistema autoritario, mentre il comunismo fu una spaventosa tirannide.
E allora noi entriamo nel campo avverso, e allora la risposta più semplice a chi ci fa questa proposta è quella che ha dato ieri il camerata Rauti, e che se mi permettete ho dato anch'io, nella lettera aperta all'onorevole Fini, pubblicata ieri mattina su un settimanale.
Ma cari amici, ma se io avessi voluto entrare nel campo avverso, l'avrei fatto 50 anni fa!!, e non ho voluto farlo!, e allora come potete chiedermi di farlo oggi?!!
Ma questa, vedete, amici e camerati, è ancora la risposta più semplice, perché bisogna andare a fondo al problema, bisogna andare a fondo al problema e chiederci, ma la liberaldemocrazia è veramente la soluzione dei mali del mondo? Ma la liberaldemocrazia è veramente l'avvenire? È veramente la novità? Semplicemente ridicolo pensare e credere che sia veramente così.
Il liberalismo, da cui il sistema liberaldemocratico procede, è una ideologia, quella si è un'ideologia, del secolo scorso; fu spazzata via, da nascere prima del marxismo e poi del fascismo. C'è tutto un processo secolare, e stiamo risolvendo a ritroso!, per andarci a riallacciare a un'idea superata, caduca, che non è stata capace di organizzare né il mondo né l'Italia, per cui da essa si è generato il marxismo, contro di essa si è generato il fascismo, e andiamo noi, noi oggi, a costituire uno dei pilastri di questo sistema liberaldemocratico, che fa acqua da tutte le parti, in tutto il mondo, e qui da noi! Perché vedete, amici e camerati, c'è ancora un aspetto più grave, ancora più grave, di tutta questa questione, di tutto questo quadro, già di per sé allucinante, ed è quello che non riguarda noi, ed è quello che riguarda il sistema italiano, la repubblica italiana, e poi verrò, alla fine del mio intervento, che si avvia a conclusione, quella patria italiana, al cui nome ci ha richiamato l'onorevole Fini.
Vedete, amici, non basta! dirci, come l'onorevole Fini ci ha detto, di tutti i partiti che ancora un anno fa erano sulla scena politica, non ce n'è più uno, e noi soli siamo superstiti. Noi ci dobbiamo chiedere perché questi partiti sono scomparsi, e che cosa erano questi partiti? E che cosa eravamo e che cosa fino a questa sera ancora, siamo noi? Erano, erano, questi partiti, il Comitato di Liberazione Nazionale, erano l'antifascismo, quell'antifascismo che oggi, nelle nostre tesi, possiamo dire, abbia riportato in Italia la libertà conculcata da fascismo. Era il sistema del CLN, che è andato in rovina da solo, non sotto i colpi di Tangentopoli, perché Tangentopoli, l'inchiesta Mani Pulite, è una conseguenza del crollo di quel sistema, che è crollato su se stesso, sulla sua inefficienza, sulla fragilità e sterilità delle sue idee, che è caduto sulla sua incapacità a rappresentare questo popolo, questa nazione, questa patria. Il discredito ha travolto la classe dirigente CLNista, la classe dirigente dei nostri avversari!, dei nostri nemici!, li ha schiantati!, e nel momento in cui li schiantava, il consenso veniva a noi, veniva a noi missini, veniva a noi perché rappresentavamo quella tradizione che al CLN si era opposta fino all'ultimo ed era risolta dopo la vittoria del CLN. È questo è il segreto del nostro successo, dei tanti voti che sono stati raccolti dall'onorevole Fini a Roma, dall'onorevole Mussolini a Napoli, dai nostri candidati nelle elezioni politiche. Gli italiani ci hanno votato per quello che noi eravamo in contrasto con il sistema dei comitati di liberazione nazionale. Allora, se dalla nostra vittoria doveva nascere una Seconda repubblica, ebbene questa Seconda repubblica non poteva, non doveva fondarsi sugli stessi valori antifascisti e resistenziali su cui c'era fondata la Prima, perché se invece la Seconda repubblica si fosse fondata ancora sulla pregiudiziale antifascista, che era così clamorosamente caduta nell'anima del popolo che aveva votato in massa i nostri candidati, non sarebbe stata la Seconda repubblica: sarebbe stata la coda della Prima, e che sia la coda della Prima - io debbo concludere, mi si fa cenno dalla Presidenza -, non ho bisogno di dimostrarvelo, è la miserevole cronaca di questi giorni di crisi che ve lo dimostra.
Questa è una crisi tipica della Prima repubblica, ne porta le stigmate, i segni. La Prima repubblica vive ancora perché non sono stati aboliti alle sue radici la pregiudiziale antifascista, la pregiudiziale resistenziale. Fin quando quelle pregiudiziali vivranno, vivrà la Prima repubblica. Noi, voi!, assumendo quella pregiudiziale in sostanza nelle nostre tesi, facendo l'atto di abbiura che gli altri clamorosamente ci chiedono, noi avalliamo quella pregiudiziale e allora proseguiamo artificialmente la vita della Prima repubblica.
E qui, onorevole Fini, il bene della patria. Il bene della patria!, segretario, il bene della patria è la fine della Prima repubblica, è la nascita della Seconda repubblica. Così si salva la patria!
Se si prolunga la vita della Prima repubblica, si affossa ancora questa povera, sanguinante e infangata nostra patria, si prosegue la sua sventura, si prosegue il suo disastro. Noi, amici e camerati, possiamo salvare la patria salvando noi stessi, non la nostra ideologia, la nostra idea, la nostra idea che è vita, è salvezza, è futuro della patria. Abbiamo ancora poche ore davanti. Nulla ancora forse è deciso. Insieme, ragionando e ascoltando il nostro sentimento, il nostro istinto di conservazione, che ci vuole, malgrado tutto, vivi e vitali, salviamo noi stessi, salviamo il Movimento Sociale Italiano, salviamo la patria!
[Presidente: Grazie, Erra. Comunico che per esigenze di servizio, anche a seguito dell'allontanamento di alcuni questori, mi è stata proposta da Angelilli ed altri la ricomposizione, cioè l'integrazione dell'ufficio questori con Lippi Paris, Tonini Piero, Franz Daniele, Tamborra Giorgio, Procacci Gianfranco, Tanni Carlo, Celori Luigi, Franco Nicola, Toussaint Marcello, Minnitti Mauro, Alessandro Formilli, Greco Francesco. Bene: questi possono recarsi sulla sinistra per prendere gli opportuni accordi con Angelilli.]
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