ROTTA FUTURA

27 gennaio - intervento di Angelilli

  Roberta Angelilli: AUDIO giorno 3, parte 1 da 1h 24' 15" a 1h 36' 55"

Allora, buongiorno a tutti i congressisti, i camerati o amici, come preferite chiamarvi.
Ehm.. Diciamo che è un momento delicato questo, è un Congresso particolarmente delicato e noi ne abbiamo parlato, io nelle settimane che hanno preceduto il Congresso ne ho parlato con molti dei presenti. Si è parlato molto di questo Congresso ovviamente a tutti i congressi provinciali e... forse l'istanza più forte, oltre a quella del travaglio, del passaggio da MSI ad Alleanza Nazionale, che questo Congresso non fosse un congresso di vetrina, un congresso di passerella dove sostanzialmente ci fossero soltanto una serie di deputati a fare i loro interventi e ci fosse soltanto al centro di tutto il dibattito la questione di AN e dell'MSI.

Io credo che ci sia... c'è un altro problema molto importante, questo problema è il modo, la forma in cui noi vogliamo organizzarci. Perché è importante definire una forma partito? È importante perché non è soltanto un fatto meramente strutturale, di organizzazione, ma è anche un fatto di sostanza.

Vedete, negli ultimi mesi, io direi, diciamo negli ultimi sette, otto mesi, noi abbiamo vissuto un periodo eccezionale, un periodo di successi. In particolare, devo dire..., a Roma, l'altro anno, quando... diciamo... il nostro segretario ha fatto la campagna elettorale per concorrere al Comune di Roma, per noi è stato veramente un momento particolarmente felice, abbiamo festeggiato, l'abbiamo vissuto veramente con gioia e con entusiasmo. Però incominciamo, io credo, forse questa è un'istanza sentita non soltanto da me, ma piuttosto diffusa e radicata, sentiamo la necessità di dare una svolta, di andare oltre a questi mesi che forse hanno dato troppo spazio alla celebrazione e all'autocelebrazione. Io spesso a Roma vedo dei manifesti, molto... è una trovata pubblicitaria molto azzeccata, dove si dice "Con Fini in Alleanza Nazionale", sotto una serie di nomi.

Praticamente la nostra... eh... diciamo, le nostre proposte politiche negli ultimi mesi si sono ridotte a comizi, manifesti, a tutta una serie di iniziative in cui c'era molta vetrina, molto... molta apparenza e poco contenuto politico.

Ora, questo è un problema reale, perché non basta dire, come è successo spesso in questo congresso, che noi siamo la destra sociale, siamo la destra solidare, la destra nazionale, perché queste sono soltanto delle parole, sono soltanto degli slogan. Io vorrei sapere chi tra voi non è vicino agli oppressi, non è vicino ai deboli, non è vicino al popolo, ai lavoratori.

Queste sono parole molto semplici da dire.
Ci vuole qualcosa di più, e cioè ci vuole un'organizzazione di partito che rispetti due principi fondamentali: da una parte mantenere il cosiddetto partito forte, cioè noi non ci dobbiamo trasformare nel partito d'opinione o nel partito d'apparato, noi dobbiamo mantenere quello che è stata... quello che è stato il nostro dato, quello che ci ha contraddistinto, quello che ci ha fatto vincere, cioè il radicamento articolato sul territorio.
Quindi noi dobbiamo mantenere le nostre sezioni, le nostre federazioni, certamente le dobbiamo valorizzare, ma poi dobbiamo anche, questo chiediamo in particolare alla segreteria di partito, che questo partito sia in grado in questo momento di decollare. Perché ora non abbiamo più dei ministri, forse ce li avremo, forse non ce li avremo più, però la politica, la politica del partito non può essere confinata alla politica fatta a livello istituzionale dal ministro, qualora, come è successo, noi abbiamo avuto la fortuna di averli, né può essere confinata all'iniziativa singola, al buon cuore, del singolo deputato, del... ehm... del singolo militante o del singolo sindaco: è necessario fare uno sforzo superiore, il partito deve garantire alla base l'articolazione, il materiale, ma soprattutto la possibilità di lanciare delle grandi battaglie, perché altrimenti finiamo, nel tempo, per essere veramente il partito dell'etichetta, il partito della vetrina, il partito che fa soltanto tappezzeria.

Non può bastare, non ci può bastare più, e io lo dico ai congressisti che sono presenti, perché sono, in genere, sono stati eletti nelle loro singole federazioni, nei loro singoli territori, è necessario che, tornati a casa, abbiano qualcosa da dire, abbiano qualcosa da fare, perché altrimenti la distanza che separa questo palco dalla platea rimane poi una distanza di fatto, una distanza che è un problema, è un problema nella militanza di tutti i giorni.

Non può bastare soltanto l'intervento del segretario, non possiamo essere il partito del presidente: dobbiamo essere un partito forte, radicato, dove tutti i militanti possano avere la possibilità, tutti gli aderenti, tutti coloro che fanno parte di questo partito, possano avere la possibilità di lanciare delle grandi battaglie radicate nel territorio.

A questo poi bisogna aggiungere qualche altro particolare, e cioè... perché questo è molto importante, è importante che non ci sia più lo scollamento tra i gruppi parlamentari e la base militante, tra gruppi parlamentari e i sindaci, ci deve essere un... come posso dire? un raccordo, perché, cioè, altrimenti la politica non si fa soltanto con i comizi, non si fa soltanto con gli slogan e le dichiarazioni di principio: è necessario un'unità forte, un collegamento forte, ma questo non può essere affidato, lo ripeto, alla singola iniziativa del singolo deputato o del singolo militante, ci deve essere un'indicazione, un input, un'indicazione da parte della segreteria del partito, da parte del partito nel suo complesso.

Quindi è molto importante evitare questo scollamento, è molto importante anche un'altra cosa e cioè che il gruppo dirigente, così come per esempio anche le candidature per le varie elezioni, abbiano dei luoghi in cui si possa decidere, in cui possano essere rispettate le istanze delle singole realtà, e cioè che questo non sia soltanto... un... non rispecchi soltanto delle decisioni verticistiche.

Quindi dobbiamo uscire un po' da questa fase di approssimazione, da questa fase di contingenza, di inseguire l'applauso o di inseguire il consenso, perché il consenso ce l'abbiamo, ma il consenso come l'abbiamo avuto possiamo perderlo, dobbiamo articolarlo e dobbiamo dargli sostanza.

In tutto questo, questo partito, questo congresso forse da questo punto di vista è stato piuttosto debole. È stato debole perché un po' ci siamo rincorsi a fare la gara a chi era più fedele al MIS, a chi voleva lanciarsi invece nel futuro.

Io credo che tutti noi abbiamo nel cuore la militanza, la sofferenza, tutto quello... il bagaglio di valori, il bagaglio di battaglie, di significato che ha avuto il Movimento Sociale Italiano e tutti noi siamo proiettati nel futuro, ma questo non è sufficiente. Occorre riorganizzare questo partito, occorre anche discutere, ma non discutere soltanto del Movimento Sociale o di Alleanza Nazionale. Certo, ormai è tardi, bisogna discutere di proposte politiche e non più solo astratte, non si può più parlare della socializzazione, del corporativismo, del valore del lavoro. Queste cose sono delle cose assodate!
Bisogna fare dei progetti, perché altrimenti non abbiamo la credibilità politica per imporci, perché finirà questo momento favorevole!
Finirà questo momento di continua celebrazione.
Mi fanno ridere, lo ripeto, tutti quei discorsi, anche quei manifesti e tutta quella retorica che fa sempre appello alla grande vittoria del 27 e 28 marzo o allo scippo del 27 e 28 marzo.
Ci hanno scippato, forse, perché evidentemente, per quanto il nostro passato sia stato forte, glorioso, pieno di significato, ebbene non abbiamo ancora la dimestichezza per la gestione della politica e questa la dobbiamo acquisire.

In tutto questo è importante considerare un'altra cosa, e cioè che da questo congresso in poi, forse, sarebbe più giusto dare spazio non soltanto ai grandi relatori, ma forse anche ai più piccoli relatori e che un congresso non deve essere un congresso bulgaro, come si suol dire, cioè un congresso dove tutti sono d'accordo su tutte le tesi e non ci può essere, non dico dissenso, sia chiaro, secondo me in questo momento non ci deve essere dissenso, perché è un momento particolare, un momento gioioso, un momento bellissimo e bisogna essere tutti uniti in questo progetto. Però, attenzione, ci deve essere discussione, ci deve essere confronto, confronto non soltanto su degli astratti valori o su degli astratti slogan, delle astratte parole d'ordine: ci deve essere un confronto su delle idee articolate, in proposte politiche concrete, altrimenti in questo c'è tutta la nostra debolezza e, e quindi volevo dire, per esempio, a una serie di malumori che si sono creati intorno ad un cartello che anche io rappresento, e cioè quello di Cantiere Italia, che ha cercato di mettere insieme tutte le persone che questo vogliono, cioè vogliono essere protagonisti, protagonisti sul territorio, che vogliono che vengano, al di là delle parole, al di là degli slogan, rispettate quelle che sono le reali esigenze politiche, concrete di questo momento, ebbene ci siamo sentiti dire che eravamo una corrente.
Allora io vorrei dire una cosa: noi siamo stati, chi più e chi meno, in questo partito per tanti anni, io direi che siamo stati in una trincea, una trincea meravigliosa, perché se mi permettete questa piccola digressione, quello che io apprezzo, quello che per me è importante del Movimento Sociale non è tanto la fiamma di Tricolore, non è neanche la testimonianza storica, ma un grande, fondamentale, preziosissimo pregio che il Movimento Sociale ha avuto, e cioè quello di fare per cinquanta anni la vera resistenza, non quella che hanno fatto, non quella che hanno fatto i comunisti, quella della guerra civile, ma la resistenza ad un sistema politico che poi si è dimostrato quello che era, cioè un sistema corrotto, colluso con la mafia, un sistema che era fondato proprio sulla affermazione, la perpetuazione e l'istituzionalizzazione della guerra civile.
Uno Stato, una politica, una società, soprattutto uno Stato che nasceva dall'equivoco della sovranità limitata, e allora in tutto questo noi abbiamo avuto un ruolo preziosissimo. Quando io sono molto d'accordo con il Segretario quando dice che l'altro anno a Roma non c'è stata una vittoria del MIS: c'è stata... c'è stato... non c'è stato un risveglio dell'elettorato nei confronti del MIS, c'è stato un risveglio dell'Italia, un risveglio degli italiani. Ebbene, questo noi l'avevamo testimoniato per cinquant'anni.

Ora, proprio per questo, proprio per questo grande patrimonio che ci sta alle spalle, cerchiamo di fare una cosa, e con questo concludo veramente, e cioè cerchiamo che questo partito, questo gruppo di persone, che è un gruppo di persone che ha sofferto, ma non ha fatto solo testimonianza, ha fatto anche militanza, ha fatto politica, ha fatto concretezza politica, ebbene, facciamo che questo partito, dopo tanta trincea, per cortesia, speriamo che non diventi una caserma.

[Presidente: Grazie, Angelilli.
La parola all'onorevole Conti!]