ROTTA FUTURA

Le banche italiane

 

MANGHETTI Gianni, Le banche italiane. Una prognosi riservata, Feltrinelli, Milano, 1979

 

Quando ho comprato questo libro un'amica mi ha guardato come un matto: "leggi questa roba?"

Libro invece scorrevole e ordinato, che ha solo un neo e uno scandalo.

Il neo è che l'autore era responsabile settore bancario del PCI, quindi mano mano che si va verso al fine si intensificano gli attacchi alla DC, al correntismo DC, al malgoverno DC. È comprensibile, ancora non si era nel pieno del compromesso storico e il PCI faceva linguainbocca con la DC in modo più coperto; l'autore deve citare il popolo lavoratore e il confronto tra classi, sennò al Bottegone non glielo lasciavano pubblicare, almeno Manghetti ci risparmia il partito unico e la degenerazione in imperialismo del capitalismo.

Per il resto il testo è scritto con uno stile abbastanza tecnico da esser chiaro nelle affermazioni e abbastanza semplice per essere capito da chi non ha studiato tecnica bancaria - a differenza delle pagine di finanza dei nostri quotidiani, che usano la lingua del "sacro tempio".

Manghetti fa un quadro completo e scende nel dettaglio, indica una strada e frusta i comportamenti sbagliati e da evitare. Denuncia la tendenza a valutare le banche dal numero di sportelli e dalla grandezza del bilancio, invece che dalla qualità degli impegni e dalla solidità del bilancio proprio; ammonisce dalla tendenza a fare delle banche semplici intermediari del passivo, cioè prestatori di soldi altrui.

Tra le altre cose a pagina 112 dice che ai titolari di depositi modesti dovrebbe essere dato l'aumento automatico dell'interesse attivo, che "Nelle campagne, molti depositi sono ancora al tasso del 2%: è profondamente ingiusto che a carico di modesti pensionati, di vecchi, di donne, che non conoscono i meccanismi del "sacro tempio" si effettui un secco prelevamento di rendita". Di più: Manghetti denuncia le banche clientelari e politicizzate - facendo gli esempi, citando gli scandali; che le banche devono saper dire di "No" che non tutto può essere finanziato, non tutte le aziende salvate, che le banche non possono diventare azioniste delle aziende a cui prestano, che l'inflazione programmata è uno strumento iniquo.

Dov'è lo scandalo? Il libro è stato scritto nel 1977. Da quasi quaranta anni il sistema bancario fa esattamente il contrario di quello che Manghetti, comunista forse, onesto e competente, consigliava. Non solo, il malcostume e il malgoverno bancario ha invaso tutta Europa. L'idea di alzare artificiosamente il tasso di inflazione è l'ultimo crimine. Aumenta le esportazioni, impoverisce tutti e fa pagare a tutti di più le importazioni. Dunque chi ha entrate fisse, pensionati e dipendenti pubblici, diventa più povero, chi ha l'azienda o può contrattare il contratto ha la possibilità di recuperare e sfruttare i settori in crescita, chi ci guadagna è il grande proprietario che può sfruttare il cambio.

Il QE di Draghi è l'ultimo crimine bancario dei ricchi europei.

A Manghetti alla fine lo hanno mandato alla Cassa di risparmio di Volterra, tanto non è più comunista, come non lo sono quelli che applaudono Draghi, quelli di "abbiamo una banca", quelli di MPS. 

Non c'è stata nessuna crisi dell'economia europea, nessun "non potevamo sapere", c'è stato solo l'egoismo di una classe dirigente che non dava retta neanche ai suoi stessi esperti.