La moneta di sale
Godelier Maurice,
La moneta di sale, economia e società primitive, interventi,
Lampugnani Nigri editore, Vicenza, 1970.
Libro di 71 pagine, con 30 di introduzione di Mario de Stefanis. Libro comunista scritto con metodo comunista, serve a dimostrare la tesi dell'autore (i popoli primitivi non accumulano la moneta e non la usano per creare plusvalore). Non si fa nessunissimo sforzo per esplorare eccezioni e ipotesi alternative, si prende a esempio l'uso della moneta primitiva fatto da un solo popolo per un periodo di tempo limitato e si sostiene di aver "dimostrato". Micidiali le XXX pagine di introduzione: in ognuna, pagina per pagina, in tutte dico porcamiseria, si ripete che Marx ha ragione e i classici - Ricardo e Adam Smith - hanno torto. Libro nella sua brevità monumento di una cultura e scienza che erano in realtà dogmi e religione, tanto da ignorare il ridicolo che un libro del 1970 esaltasse un economista di cento anni prima contro gente di due secoli prima. Il massimo della modernità citata è Keynes. La fatica non vale l'impresa di sapere che facevano i baruya col sale, anche se sopra questo libretto ci hanno ricamato in tanti.
In cento pagine non si possono scrivere solo cose inutili, le ultime parole sono queste - parlando delle sbarre di sale vecchie simbolo di un'amicizia scomparsa che il baruya conserva e non userà più:
"Esse non sono dunque più né buone da mangiare, né buone da barattare, né buone da donare. Esse sono soltanto <<buone da pensare>>" (pag. 64)