ROTTA FUTURA

La dittatura del tempo - Die Zeit, 29 dicembre 1995

Piper, Nikolaus, La dittatura del tempo, Die Zeit, 29 dicembre 1995, in Internazionale, 2 febbraio 1996, pagg. 5-7


COMMENTO: In questo articolo si parla di "velocità" e di "rapidità delle decisioni"; si accenna alla possibilità che «l'uomo postindustriale va verso il "rallentamento"» (era il 1995) e che le nuove tecnologie permettano di recuperare tempo da usare per altro che non sia il lavoro, che questo "tempo per la produzione" venga sostituito dal "tempo per i consumi". Non sembra che nel testo si riesca ad aggirare le affermazioni che «il tempo è denaro» e che, secondo Schumpeter, il capitalismo è una continua corsa contro il tempo; si fa cenno agli studi sul "managment del tempo" e all'attenzione a cercare un "benessere del tempo" oltre un "benessere dei consumi".

Credo che l'osservazione più importante dell'articolo è fatta sulla correlazione tra finanziarizzazione dell'economia e velocità del ritorno dell'investimento, cioè che la ricerca della maggiore velocità possibile nel tempo di creazione dei profitti faccia perdere, o non permetta per nulla, di fare valutazioni, da parte dei tecnici, degli investimenti nei termini di opportunità, legalità, prospettiva: l'importante è investire, per poter parlare di profitti ai clienti. Manca il tempo per riflettere e c'è uno sganciamento tra azione di investimento e strategia di impiego dei capitali. Così l'impiego dei capitali appare razionale a chi li ha messi a disposizione e a chi li manovra, non è più razionale ai fini della crescita del sistema economico in cui si muovono e possono, anzi hanno portato, a una successione di crisi.

Se rileggiamo poi questo articolo con l'esperienza di questi trenta anni vediamo che le nuove tecnologie non hanno portato a un risparmio di tempi per i cittadini. Il tempo appartiene sempre meno alla persona e sempre di più al sistema, che è quasi del tutto un sistema dominato dal potere, dal denaro e dal meccanismo capitalistico.
La velocità della produzione e trasmissione di documenti è stata assorbita dalla burocrazia con la moltiplicazione dei materiali da produrre, della complessità delle procedure e il numero dei passaggi. L'automazione è stata trasformata in risparmio di attività che sono state trasferite all'esterno delle organizzazioni, fino a trasformare i clienti e i cittadini in operatori per sé stessi: il cliente lavora per l'azienda al posto del dipendente. Pensate alle attività bancarie che fino a venti anni fa erano fatte a uno sportello con dei lavoratori: adesso io verso i soldi nel bankomat, io li prelevo, io faccio i bonifici, io spendo con la carta di credito gestendo gli accessi e i controlli di sicurezza con PIN e OTP. Io lavoro per la banca per fare le cose che chiedo come cliente e oltre a usare il mio tempo, pago anche denaro per usare i mei soldi.
L'informatica ha portato il lavoro fuori degli uffici e lo ha messo nel palmo, dentro la casa dei lavoratori; con lo smartworking si sono raggiunti gli antichi obiettivi di quello che negli anni Ottanta era chiamato "telelavoro", massimizzando i vantaggi per l'azienda, restituendoli in parte ai lavoratori e per nulla ai clienti finali.
Infine la telecomunicazione ha dato alle aziende e allo Stato un accesso continuo, soprattutto con i terminali mobili, e con mezzi subdoli, al tempo dell'individuo, che in ogni momento può essere fatto oggetto di reperibilità, di comunicazione, di pubblicità, di misurazione: la telematica permette di sapere dove siamo, dove andiamo, cosa stiamo facendo, cosa ci piace, con chi siamo, cosa diciamo cosa vediamo. Un tempo si parlava di una divisione ottimale della giornata in "otto ore di lavoro, otto ore di riposo, otto ore di divertimento", oggi la linea di divisione si è sfumata e di un'ora del nostro tempo si ha difficoltà a dire quanto è di lavoro, di divertimento, di riposo - pensate a chi mangia o sta sul letto guardando le notizie al cellulare, dove passa la pubblicità, mentre gli piovono le notifiche della messaggistica di amici, parenti, colleghi, clienti.

Infine un'osservazione da sociologo. La formazione del giornalista (è scomparso il 15 settembre 2024) era in economia, una delle scienze più deboli nel parlare correttamente della società. Nel 1958 Parkinson stilò la sua famosa legge:
«Il lavoro si espande fino ad occupare tutto il tempo disponibile; più è il tempo e più il lavoro sembra importante e impegnativo.» (Cyril Northcote Parkinson)
Questa legge, che è una semplice osservazione, per quanto vera non viene mai presa abbastanza in considerazione da chi si occupa della società complessa. La liberazione di risorse di tempo provocata dalla tecnologia non avrebbe mai potuto portare, in una società materialistica ed egoista, ad altro che a una invasione di esse da parte di altri impieghi di attività produttiva.
Se il lavoratore, grazie alla tecnologia, produce la stessa quantità di risultati in meno tempo vedrà il suo tempo disponibile essere preso e trasformato in "produttività", cioè in profitti o opportunità di lavoro per il capitale, o in riduzione di stipendio. Se non è possibile abbassagli lo stipendio, licenziarlo o farlo lavorare di più, i dirigenti inventano attività aggiuntive per giustificare il lavoro di altri lavoratori interni sottoimpiegati o attività di lavoratori esterni, come è successo, per esempio, agli insegnanti della scuola pubblica, costretti a riunioni aggiuntive e alla formazione continua con scopi impalpabili in base al discorso falso delle "solo cinque ore di lavoro al giorno, cinque giorni a settimana, tre mesi di ferie".
Il tempo del lavoratore che non viene occupato dal suo lavoro viene occupato dal lavoro altrui, sotto forma di consumi; se non è in grado di lavorare o consumare, il tempo libero viene allora assorbito da forme di intrattenimento che gli impediscano di usare il tempo per sé stesso e i suoi scopi personali e anche in questo sfruttamento sono cruciali i terminali mobili di telecomunicazione: produci, consuma, telefona.

La rivoluzione del lavoro e della politica moderna dovrà ridare a tutte le persone un ragionevole controllo del loro tempo. La proposta politica deve parlare di coscienza del tempo e libertà del tempo della persona.