ROTTA FUTURA

Bibliografia del #Combattere - 2

Malcolm X

CON OGNI MEZZO NECESSARIO. Discorsi e interviste

ShaKe, Tascabili, 2007

 

Libro fatto benino nei limiti della cultura di chi lo ha prodotto, un paio di refusi.

Discorsi interessanti, Malcolm Little per questa raccolta sembra una persona molto acuta e grande oratore.

Lineare, determinato, con una visione lampante del discorso, capace di adattarsi al tipo di medium e al pubblico, di non farsi intrappolare da domande a trabocchetto o da interlocutori polemici. Sempre naturale e insieme artista della parola politica.

Violenza verbale e delle proposte: assoluta, fino a fare affermazioni che sono vere e proprie minacce, a cui aggiungeva il prendere ogni occasione per deridere e respingere i metodi nonviolenti. Semplificazione brutale di alcuni problemi fino a dire cose non vere, rispetto a grandi questioni storiche. Malcolm X semplifica il problema del razzismo in bianchi wasp e negri d'America, trascinando nel discorso l'Africa come se fosse una specie di estensione del Mississippi e dell'Alabama. Rifiutava la partecipazione degli attivisti bianchi alla sua organizzazione, predicava la separazione dei bianchi dai neri, rifiutava i matrimoni misti (ma non l'amore misto... furbo). Non so dire quanto c'è di faziosità, quanto di astuzia e quanto di vera e propria ignoranza. Evita o ignora il problema dei bianchi non WASP, del razzismo arabo e del razzismo cinese, dell'antisemitismo islamico. Sulla storia della schiavitù dice cose false, idem sulla questione del Katanga.

Non sono queste le cose che mi hanno colpito di più e sono spiegabili. Malcolm X non aveva potuto studiare per colpa della sua pelle e era arrivato all'attivismo in carcere dove sedeva da capobanda di rapinatori, una specie di Vallanzasca nero. Che usasse violenza estrema nei suoi discorsi non c'è nulla di strano, la situazione dei neri ai suoi tempi era di estrema repressione, vero e proprio razzismo diffuso - eppure si parla di una generazione fa, venne assassinato nel 1965. Era così grave la situazione e quello che subivano i negri negli USA che, se non moralmente accettabile, il suo appello a una aperta violenza difensiva trovava tutte le situazioni per essere, a parole, giustificato. Questo lo condannò: al ritmo con cui cresceva la forza della sua proposta politica entro pochi anni nel suo nome si sarebbero verificati atti di violenza letale. La violenza ha sempre un percorso di crescita o di diminuzione, non può rimanere sullo stesso piano: a una affermazione violenta ne deve seguire una maggiore o minore. Nell'America che era appena entrata nella guerra del Vietnam Malcolm X era troppo pericoloso anche non volendo. A Novembre saranno 50 anni dalla sua morte, e in 50 anni abbiamo visto in America attori neri, uomini d'affari neri, scienziati neri, ministri neri, un presidente "abbronzato" come disse un nostro Presidente. Forse è stata proprio la violenza che ha subito e che subì Martin Luther King a assorbire la violenza opposta e far continuare la strada dei diritti per i negri, in un paese che 50 anni fa gli impediva di studiare e di avere le armi in base alla sua stessa Costituzione.

Non è questa la cosa più impressionante. Mi ha colpito la libertà con cui potè parlare, la violenza aperta declamata in nome della libertà di espressione. Parlava in pubblico o alla radio di reagire, di combattere, di andare lì con gente che sa come agire di giorno e di notte. E lo lasciavano parlare, non potevano impedirglielo. Oggi nessuno potrebbe parlare in Italia con la stessa violenza senza essere denunciato per istigazione, o dai bargelli dell'UNAR, o essere aggredito dai giornali del potere o essere messo sotto intercettazione dai magistrati o interrogato dalla DIGOS.

Al di là del valore della proposta e dell'abilità dell'oratore, era più facile battersi contro le ingiustizie in America del 1965 che contro Renzi nel 2015.

 

PS I suoi peggiori nemici? Non i codardi del KKK, non i politici repubblicani, i veri nemici erano i democratici, i falsi amici liberal, i Dixiecrats. (2 aprile 2015)