ROTTA FUTURA

300 - del difendere la semplice libertà di vivere in base alle leggi che ti sei dato

 > Dall'oggetto della tua mail deduco che hai visto '300' al cinema. Allora, del film che pensi?

Rispondo dopo solo un lustro a questa domanda. Il mio amico Claudio vide "300" piratato e me lo consegnò dicendo che non era riuscito a vederlo fino alla fine, si era incazzato perché... perché... "nella realtà Serse aveva la barba!"

Un paio di settimane fa ho ritrovato il disco e ho rivisto 300. Il disco di Claudio si interrompe, manca il finale del film - davvero aveva interrotto visione e registrazione. Troppo grande il suo attaccamento a Clio, la musa della storia. 

Il fatto è che "300" è un romanzo a fumetti, il riferimento alla battaglia delle Termopili è un espediente letterario che Miller usa per fare uno dei suoi discorsi appassionanti, come ha fatto anche in Sin City o nella sua versione di Batman da cui hanno tratto "il ritorno del cavaliere oscuro" - la storia è una metafora del presente.

In "300" si fa un discorso totalitario, senza mezzi termini, in cui si chiede di schierarsi tra due modi di vivere opposti, non hai "se e ma", non hai un "ma però".

Leonida e i trecento spartani scendono in campo e si fanno ammazzare solo e soltanto per difendere la libertà di vivere in base alle leggi che si sono dati. Non sono "buoni" perché comunque vivono una vita di ferro che esclude i deboli e sopprime chi non ce la fa. I persiani non sono "cattivi", non hanno "torto", semplicemente propongono uno stile di vita in cui si obbedisce all'arbitrio del più bravo. A un capo che fa proposte convincenti, sensate.

Nelle storie classiche ollivuddiane i cattivi sono magari ricchi ma brutti, stupidi, rozzi, hanno pretese assurde basate sulla prevaricazione cretina di uno a molti. In "300" Miller priva il lettore di queste facili vie d'uscita dal dilemma.

Serse è un bellone, è alto, atletico. Fa proposte non male, offre a Leonida di essere il braccio destro, re di Grecia, "altrimenti ti distruggo." bastone credibile e carotona allettante. Allo spettatore medio gli viene da dire "ti ho fatto vedere quanto valgo, ora basta: sono ai tuoi ordini, grande Serse". 

"Il crudele Leonida pretende che tu stia in piedi, io ti chiedo solo di inginocchiarti." Serse a Efialte dice qualcosa del genere. Molti spettatori sentono un Efialte dentro di loro, pronto a inginocchiarsi per potersi inebriare e giacere con le ballerine.

"300" è onirico, un fumettone, colori vivaci, teste mozzate, elefanti, guerrieri mostri. Dietro lo spettacolo si nasconde una domanda cristallina e onesta: "Sei Leonida, o sei Efialte?" senza trucchi, senza facili vie d'uscita.

Essere spartani o essere persiani. La scelta è difficile e non è giusto che il narratore ti inganni: la libertà si paga con una dura vita e la morte di chi la difende. Come ad Aleppo in queste ore.

Se vuoi vivere in base a leggi che ti dai, devi faticare, devi combattere, devi veder morire i tuoi uomini migliori e forse alla fine perdi pure. Questo è il messaggio di "300".

Per il resto, Serse aveva la barba.

(4 ottobre 2012)