ROTTA FUTURA

2004 - Buontempo sull'attualità di Almirante

 

ALMIRANTE È ANCORA ATTUALE?

Teodoro Buontempo, parlamentare del MSI e di AN.

«Giorgio Almirante non avrebbe mai potuto immaginare che dopo la sua morte proprio lui, che identificava la sua vita con quella del suo partito, il Movimento Sociale Italiano, proprio lui che riconosceva la politica il primato su ogni altra scelta di carattere umano, familiare, professionale e affettivo, sarebbe stato ricordato solo perché figlio di attori, uomo di buone maniere, oratore elegante, insegnante di lettere e filosofia, colto e affascinante per il suo fair play, riconosciuto anche dei suoi avversari.

“L'uomo politico in doppio petto”, considerava il MSI non solo uno strumento di lotta politica ma anche il simbolo di una comunità di credenti, raccolti intorno a una “idea- forza“, alternativa al sistema partitocratico.

Ricordare Almirante come uomo di buone maniere, senza parlare delle sue idee politiche, dei suoi progetti, della sua coerenza ideale, della sua agognata “nuova Repubblica“, vuol dire spoliticizzare l'uomo Almirante.

Stiamo assistendo, in sostanza, ad un operazione di mistificazione politica e la “guerra delle parole“, che portò alla nascita del “Arco costituzionale“, continua con la compiacenza, forse inconsapevole, di parte della Destra politica di oggi.

Si vuole occultare con parole gentili e accattivanti giudizio sull'uomo, il fatto che Almirante fosse essenzialmente un militante politico, un combattente dentro e fuori il parlamento, mai irretito dalle promesse e dagli inviti di ospitalità nei cosiddetti “salotti buoni“ della politica.

Si ricorda l'uomo Almirante nascondendone la politica, non evidenziandone i progetti: si sarebbe costretti, altrimenti, a rilevarne la formidabile attualità e non si capirebbe, oggi, perché è stato eliminato dalla scena politica un partito, il MSI che, considerato superato mentre vinceva, era cancellato dagli stessi eredi di Almirante proprio nel momento in cui si sbloccava il sistema e milioni di voti riconquistavano la libertà di espressione.

L'operazione di mistificazione che si compie oggi, trae origine dalla necessità di occultare la qualità delle proposte politiche del MSI e del suo leader.

 

Almirante e il suo partito erano portatori di un programma politico moderno, di proposte di riforme istituzionali condivise da milioni di italiani e di eque soluzioni al travagliato rapporto tra capitale e lavoro.

Eppure gli eredi di Almirante sciolsero il MSI proprio mentre cresceva il consenso elettorale.

La caduta del muro di Berlino, il crollo dell'Unione sovietica, la fine della logica di Yalta e l'esplosione delle inchieste di “tangentopoli“ in Italia, resero il voto più libero e gli italiani furono finalmente liberi di votare anche a destra, di votare anche per quella destra politica, sociale e nazionale, immaginata e costruita da Giorgio Almirante.

Prima di questi eventi straordinari, gli italiani, per impedire il sorpasso del centro da parte a sinistra, negavano il voto al MSI pur condividendone la proposta politica.

Il diffuso timore del sorpasso del PCI e il sostegno alla diga democristiana impedirono, nel tempo, al MSI di raccogliere un numero di voti pari al suo reale consenso del paese.

Se oggi L'Italia ha una buona legge elettorale per l'elezione dei sindaci, dei presidenti delle regioni e delle province, legge che ha assicurato la stabilità e la governabilità agli enti locali, si deve all'approvazione di una proposta moderna voluta ideata da Giorgio Almirante subito dopo il travolgente successo elettorale del 7 maggio 1972, che fruttò l’8,7% dei consensi.

Perché quando si commemora Almirante e si elogiano le sue “buone maniere“, non si ricorda quanta ostilità espressero i partiti dell'Arco costituzionale contro quella proposta che aveva lo scopo di sottrarre i sindaci ai ricatti dei partiti e delle loro componenti interne?

Quella proposta non rappresentava un colpo di mano lanciato, così, tanto per ottenere una citazione sulla stampa, ma era un tassello di un più vasto progetto, di una “nuova Repubblica“, che a tutti i livelli istituzionali esaltava democrazia diretta e quella “presidenzialismo integrale“, che per decenni è stata la bandiera della Destra italiana.

Che senso ha, se non quello di occultarne il valore politico, dimenticare l'asprezza della lotta condotta da Almirante quando, ai suoi ripetuti tentativi di modernizzare la destra, gran parte della classe dirigente rispose, invece, con un progetto che aveva come obiettivo quello di tagliare le radici ideali del Movimento?

Almirante ebbe, allora, il coraggio di rompere, con comprensibile sofferenza, con gli amici di una vita e preferire la scissione piuttosto che accettare l'idea di un contenitore a destra, privo di riferimenti ideali, che aveva il sapore di una resa alla logica dei “due forni“, tanto cara alla DC.

Per almirante, giustamente, la legittimazione doveva venire dal popolo e non dagli avversari e dovevano vincere le idee e non le posizioni personali.

Se Almirante avesse desiderato essere ricordato solo come l'uomo “colto ed alle buone maniere“ non avrebbe avuto difficoltà di inserirsi al sistema, all'interno del quale vi erano molti personaggi che lo stimavano, ma che volevano cancellare di lui quella diversità che rendeva onore alla storia e affascinava le nuove generazioni per un “rivolta ideale“, presupposto, indispensabile, per la costruzione di una “nuova Repubblica“.»

(in Felice Borsato, Almirante è ancora attuale?, le Idee della Destra, Nuove idee, Roma, 2004, pagg. 80-83)