ROTTA FUTURA

La tracotanza del podista

 

Da vari giorni sotto casa mia girano dei podisti, si sono anche segnati gli ettometri sull'asfalto. Non è che fanno un solo giro, o saltuario, al contrario: si fanno una decina di giri del viale, quasi tutti i giorni. Dalla lunghezza del viale, uno dei principali del Flaminio, è sicuro che non vengono rispettate le regolette scritte dal Ministero dell'Interno, la vicinanza, la breve uscita.
Immagino che gli zeloti del #IORESTOACASA, #RESTATEACASA, #CHIUDERETUTTO ci diranno che sono malfattori, gente che spande il coronavirus, incoscienti, gente senza rispetto per le regole, incivili. Lo Stato ha raccontato che si fermava il virus chiudendo la gente in casa e loro ci hanno creduto, gli è stato dato il contentino per aver qualcosa da fare, dare uno sfogo alla rabbia e alla frustrazione del borghese che a casa ci può stare, col suo netflix, col suo divano. Si è scatenata la caccia

al podista e alla coppia di vecchi a passeggio per distrarre dall'incapacità a fornire mascherine negli ospedali, dal taglio dei posti letto che ha sottodimensionato l'offerta i cure, dalla strage di medici e di anziani.

Con la guerra

al maratoneta lo Stato e classi sociali ipocrite si sono date un capro espiatorio, il podista. Ma il podista corre lo stesso, proprio perché rappresenta plasticamente la vuotezza di contenuti di questo Stato e di chi tifa per i suoi provvedimenti inutili, idioti e incostituzionali.

Il podista sotto casa mia corre tranquillo anche se il viale è percorso abitualmente dai carabinieri, dai vigili e dalle auto e moto della Polizia. Alla fine del viale c'è la scuola di PS e l'autorimessa delle Volanti. Non è possibile che i corridori del mio viale non vengano notati: semplicemente loro "può", forse grazie al taglio corto di capelli.

Sia chiaro, per me fanno bene a correre e non rappresentano alcun rischio, se si devono tenere in forma per le gare. Nello Stato che io immagino le regole sono uguali per tutti e sono regole ben pensate. Invece nello Stato in cui vivo si dà in pasto ai benpensati il podista civile, con le multe, la pubblica gogna, mentre il "podista amico" può correre.

Non è colpa sua, è l'ennesima prova della tracotanza del Potere e di chi "può" contro chi "non può".

In Italia non siamo uguali neanche in pantaloncini corti e scarpette.