ROTTA FUTURA

L'Unità - domenica 25 gennaio 2009

INCHIESTA

I soldi dei partiti/2

Intervista a Teodoro Buontempo

«Ma il patrimonio vero è quello di Almirante»

... Il partito in cui ha militato per una vita, Teodoro Buontempo, oggi presidente de La Destra, lo racconta così. Con la geografia di Roma, che conosce palmo a palmo. L'orgoglio verso una tradizione che ritiene in qualche modo tradita. E molta esaltazione del pauperismo che fu.

«L’Msi non aveva un soldo. E ci veniva da ridere, perché ci chiamavano “i capitalisti”.

L’amplificazione ai comizi la faceva Ferrante, un signore anziano che ogni volta portava la struttura comprata di tasca sua, e per noi era un miracolo. Nemmenola “Befana tricolore” riuscivamo a pagare: era la contessa Frezzotti che ogni anno spendeva un patrimonio per regalare un pacco dono ai figli degli iscritti. Ma, anche se il partito era emarginato, fece cose strabilianti».

Per esempio?

«Centinaia di giornalini, le radio, le riviste, le case editrici. Le sedi che comprammo. Prenda quella di via della Scrofa. Fu acquistata vendendo la federazione romana dell'Msi, a via Alessandria. E non bastava ancora. Così ci facemmo dare una buonuscita per lasciare Palazzo del Drago, dove stava in affitto la direzione nazionale».

Roba dell'Msi, lei sottointende.

«Certo, perché An non ha comprato nulla di tutto ciò. Né la sede storica di via Livorno. Né quella di via Sommacampagna 29: l'affittai io, nel 1970, ci avevo messo la mia Radio Alternativa. Poi, il partito riuscì a strappare un buon prezzo. Ma, anche qui, era l'Msi».

Che fondò anche il Secolo d’Italia.

«La redazione era in via Milano 70, la tipografia in via del Boschetto. Una volta Almirante, non avendo soldi per gli stipendi dei tipografi, gli fece formare una coop di maestranze, perché diventassero almeno proprietari delle rotative. Ecco, si facevano queste cose per conservare un minimo di autonomia. E An, che ha avuto un fiume di rimborsi elettorali, non ha un settimanale, una radio, una tv, un cinema, niente».

Torniamo a via Milano.

«Almirante, che all’epoca girava da solo in Seicento, verso le due tornava e si chiudeva a scrivere con l’Olivetti 32. La sua stanza era l’unica ad avere una splendida tenda gialla».

Un lusso.

«Sì. Là c’era la moquette pressata e il tetto di lamiera. Tutte finestre senza vista. Quando quella stanza toccò a me, per prima cosa scostai la tenda per vedere il panorama di Almirante. Ebbene: non c’era nemmeno la finestra. Solo uno stipo. Un muro».