ROTTA FUTURA

Sulla impossibilità di preferire un contendente in Terra santa

L'organizzazione Hamas non è costituita da tutti i palestinesi e non li rappresenta tutti. Ugualmente il governo di Israele rispetto agli israeliani, li rappresenta tutti dal punto di vista amministrativo, non tutti politicamente e men che meno tutto il popolo in Palestina o tutti gli ebrei del mondo, nonostante i sionisti abbiano questa pretesa.

Entrambi combattono con l'uso del terrorismo, dell'uccisione e distruzione indiscriminata, del disprezzo della vita e della dignità dell'uomo. Entrambi sono scesi allo scontro senza regole in cui calpestano i loro stessi pretesi valori morali fondanti. Entrambi si giustificano e si assolvono con la propaganda estremista, con obiettivi assoluti di vittoria totale e accampando una propria superiorità morale di origine divina. Entrambi stanno vincendo perchè nel proprio campo di battaglia prescelto, Hamas quello della propaganda, il governo Netanyaou quello dello scontro militare, stanno assestando colpi mortali al nemico. Entrambi stanno perdendo, negando le basi della propria legittimità: Hamas perde Gaza con la distruzione fisica delle persone, della società e delle istituzioni che dice di voler liberare, il governo israeliano abbandonando i principi di uno stato civile e il dovere di assicurare la legittimità morale e sicurezza fisica dei propri cittadini.

Politicamente sia Hamas che lo stato di Israele sono degli intoccabili. Non si può evitare il dialogo con essi; non si può correre il rischio di lasciar intendere che si approvano i loro metodi; non si dovrebbe lasciar passare occasione di rinfacciargli il loro fallimento morale e pratico: Hamas non sta portando alla libertà del popolo palestinese, il governo di Benjamin Netanyahu sta mettendo a rischio l'esistenza dello stato di Israele come legittima organizzazione statale.

Per quanto idealistica, improbabile, romantica, fatta dall'Italia, stato fantoccio asservito alla propaganda faziosa e a disgustosi interessi venali, credo che l'unica proposta che potrò continuare a fare è:

  1. interruzione delle operazioni offensive e dell'uso di armi pesanti da entrambe le parti
  2. cessate il fuoco da parte israeliana
  3. liberazione di tutti gli ostaggi e di tutti i prigionieri presi dal 7 ottobre in poi
  4. ritirata israeliana dalla Striscia, a parte una doppia fascia di sicurezza - una di divieto assoluto e una attraversabile - lungo la linea di confine precedente al 7 ottobre per la ricostituzione di una nuova barriera di separazione sul territorio

Poi, anche con embargo economico e finanziario contro le parti, promuovere l'esistenza di due stati nettamente separati, nei confini del 1967 in quanto gli ultimi accettati in accordi; rifiuto delle variazioni recenti del territorio e della politica della colonizzazione abusiva, il problema dei coloni è una questione interna israeliana; ricostruzione degli impianti e dei servizi nella Striscia e riorganizzazione delle infrastrutture locali con linee economiche tracciate via mare e con l'Egitto, lo stato dei rapporti tra le due parti del territorio palestinese è una questione interna. Raffreddamento delle relazioni con il governo di Tel Aviv finché manterrà lo stato di guerra strisciante con Iran, Libano e Siria.

Nella situazione attuale non riesco a immaginare un'altra proposta che sia insieme più realizzabile e desiderabile.