ROTTA FUTURA

COMUNITÀ E STUPIDO FOLKLORE

 
Abbiamo commemorato qualche giorno fa la morte di Paolo Di Nella, assassinato nel 1983. Ho letto i post carichi di emozione, corti o lunghi, o che richiamavano al dolore e al sacrificio della comunità, ai "nostri martiri".

Non ho partecipato alla veglia su viale Libia, né reso omaggio all'altezza del murale che ben conosciamo, quello con lo scudo rosso bordato nero e la celtica in tondo bianco.

La croce celtica, quel simbolo strano che tanto infastidisce i compagni, che ne chiedono a ripetizione la cancellazione dai murali, e che il partito di governo, i cui militanti si irrigidiscono a viale Libia, ha bollato come «stupido folklore». Il sindaco di Roma la sfoggiava al collo come «simbolo religioso» nel 2008 e oggi non credo che alcuno, della "destra" di governo, oserebbe mostrarla: troppo scomoda, troppo difficile, troppo grande il pericolo di attirare l'occhio dei giornalisti sinistri appostati fuori dei palazzi del potere o delle erinni che volteggiano sulla Garbatella.

La celtica: il simbolo che appare al collo di Di Nella in foto e che passò, secondo quanto dichiarato dall'interessato, a Gianni Alemanno. Uno assassinato 42 anni fa, l'altro in carcere da 55 giorni, militanti per la croce nel cerchio, segno di un'Idea.

In politica si possono fare tutti i percorsi che uno crede; io per me riterrei di avere una strana idea di comunità, se appartenessi a una della quale ritenessi stupido folklore quei rituali e quei simboli che rappresentano le idee per le quali suoi membri sono morti o sono finiti in galera.

Marco Lombardi