
Trama
Con la scoperta di un metodo chimico per nutrire a basso prezzo la popolazione europea, le campagne e le colture vengono abbandonate. La popolazione non deve più lavorare per mangiare, si riversa nelle città e, istigata dai demagoghi, si rivolta per ottenere di essere nutrita gratuitamente, ottenendo la nazionalizzazione della produzione di cibo chimico, prima controllata dagli ebrei. Famiglie ebree, "temperanti e di buoni costumi", hanno anche il monopolio della produzione dell'alcol e della morfina ma quei monopoli non gli vengono tolti, nonostante gli appelli contro la diffusione delle sostanze da parte di pochi, che vengono "screditati" attraverso i giornali. Non si riesce a mettere argine alla diffusione delle droghe e poi della pazzia nella popolazione minuta, mentre vengono inventate anfetamine afrodisiache che portano alla morte, diffuse in nome del diritto alla libera scienza; si affermano anche l'eutanasia e l'oppio.
Mentre a lavorare alacremente rimane un ristretto gruppo, che lo fa per un'aristocrazia di committenti, il popolo si abbandona al degrado mentre i politicanti, persi nelle liti tra libertari, socialisti, progressisti, non riescono a dare al governo un indirizzo che freni la crisi. Proprio dopo elezioni inconcludenti si diffonde un male misterioso che comincia a sterminare velocemente i reclusi dei manicomi e dei sanatori, per poi attaccare il resto della popolazione. Gli scenziati chiamati a contrastare il morbo si mettono a disposizione, a patto però di dettare anche le linee di governo della società, che deve tornare all'igienismo nei comportamenti e nell'organizzazione. I personaggi dell'azione, descritti come temperanti, di alta cultura, altruisti, si ritirano nelle campagne e solo nelle loro comunità chiuse, che seguono regole colletive di lavoro e di igiene, pochi riescono a salvarsi con fatica. Nel racconto scopriamo, attraverso il dialogo tra i personaggi, che il male risparmia solo le persone di buoni costumi e figlie di genitori anch'essi non viziati dagli abusi e dalle tare sociali. Dopo la strage della popolazione europea i superstiti scoprono che c'è chi rifiuta l'organizzazione per "comuni" temperanti e vuole imporre il suo dominio sull'Europa: i russi, barbari provenienti dall'Oriente, pronti a scatenare la cavalleria kurda [!] Le nazioni europee uscite dalla pandemia si uniscono in una unione d'Europa giusto in tempo per affrontare la minaccia russa. La prima nazione ad aderire è l'Italia, nel 2001, seguita da tutte le altre. Nelle pagine finali il personaggio principale, voce narrante dell'autore, viene assassinato a coltellate da un russo.
Daniele Halévy, Il castigo della democrazia - Storia di quattro ani (1997-2001), I quaderni della Voce, casa Editrice Italiana, Firenza, 1911
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COMMENTO
Questo curioso romanzetto, pubblicato prima della Prima guerra mondiale, è stato scritto da un autore di religione protestante con antenati ebrei e che era stato profondamente democratico e attivo dreyfusiano - e quindi non può essere tacciato di antisemitismo.
L'opera svela come siano profondamente radicate e antiche le idee che anche oggi guidano le classi dirigenti dell'Europa. L'elitismo, che immagina che solo pochi eletti possono salvarsi e essere degni della salvezza, grazie alla loro sedicente alta cultura e alla loro origine ritenuta superiore; il paternalismo, cioè la convinzione che tara fisica, tara mentale e insuccesso sociale siano un'unica cosa e che le masse moriranno per loro colpe innate e che ciò porta a un mondo migliore, a cui devono essere guidate dai pochi migliori; lo scientismo, che considera la scienza come assolta dal controllo politico, salvifica e libera di imporre regole di controllo e comportamenti alla società, in forza della sola autorevolezza dei suoi metodi; la russofobia e il sospetto contro l'Oriente e l'Africa; l'inevitabilità della diffusione dei comportamenti distruttivi tra le masse ad opera degli ebrei, in quanto liberi operatori delle regole e assolti dal dover considerare le conseguenze nel corpo sociale della loro inziativa economica poiché ad esso esterni.
Successivamente Halévy scrisse anche, in periodo fascista, La Fin des notables (1930), Décadence de la liberté (1931), La République des ducs (1937).
La critica lo ha crocifisso tra gli involontari precursori letterari del fascismo e destinato all'oblio. Noi vedendo quello che è successo nell'ultimo lustro con pandemia e guerra alla Russia, il favore che hanno nel sistema politico droghe, alcol, eutanasia, aborto, e altre metodiche scientiste contrarie alla vita e alla libertà, riteniamo più giusto dire che fù solo uno dei cultori delle specialità delle dirigenze europee, ignoranti e stupide quanto egoiste e avide.
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