ROTTA FUTURA

Giornale di bordo

TESI CONGRESSO AN "UN GOLPE CONTRO MSI"

di Teodoro Buontempo (7 dicembre 1994)

AGIpolu AGI0322 Mer Dic 7 19:04 1994 2:09 TG

(RIF.0274)

AN: TESI CONGRESSO, PER BUONTEMPO "UN GOLPE CONTRO MSI =

(AGI) - ROMA, 7 DIC. - A TEODORO BUONTEMPO LE TESI CONGRESSUALI DI GIANFRANCO FINI PROPRIO NON SONO PIACIUTE. "ER PECORA" CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE I MILITANTI DELLA FIAMMA TRICOLORE E ANNUNCIA: "CHIEDERO' AI PRESIDENTO DI CAMERA E SENATO COME SIA POSSIBILE CONSENTIRE CHE SI SVOLGA UN CONGRESSO ANTIDEMOCRATICO, CON TEMPI CHE NON CONSENTONO IL DIBATTITO. SI TRATTA DI UN VERO GOLPE CONTRO IL MSI".

    BUONTEMPO DEFINISCE INCREDIBILE IL FATTO CHE LE TESI SIANO STATE PUBBLICATE PRIMA SUL "SECOLO" E QUINDI PRESENTATE ALL'UFFICIO POLITICO E RICORDA CHE ENZO ERRA SI E' DIMESSO DALL'ORGANISMO IN POLEMICA CON FINI. "TUTTO IL PERCORSO VERSO IL CONGRESSO DEL MSI - PRECISA BUONTEMPO - E' STRACOLMO DI IRREGOLARITA' STATUTARIE, PER CUI SI PONE IL DUBBIO SULLA LEGITTIMITA' STESSA DEL CONGRESSO. INOLTRE DAL PUNTO DI VISTA POLITICO IL RISCHIO E' DI RITROVARSI RIUNITI NEL BEL MEZZO DI UNA CRISI DI GOVERNO. E' DA IRRESPONSABILI".

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La campagna #RADIOSBORO

     

La campagna #RADIOSBORO è stata un'iniziativa spontanea di utenti di X contro la campagna liberal per trasformare una tragedia in una campagna contro gli uomini italiani con la trasformazione forzosa in un personaggio di una persona che si presentava con un profilo politicamente corretto senza averlo, per interesse e con una figlia ammazzata da poco.

RIPRENDIAMO L’AZIONE, VOLARE ALTO, UNITA’ DI BASE DELL’AREA VASTA

di Teodoro Buontempo (11 luglio 2009)

Siamo alla vigilia di colossali cambiamenti nella politica internazionale e nelle relazioni tra governi. Si annunciano scoperte impensabili, fino a qualche tempo, nel campo della medicina e della ricerca scientifica. Il mondo procede spedito verso il baratro della crisi economica e finanziaria e dei disastri ambientali, nonostante le promesse fatte nei vari G8.

Si annunciano tempi durissimi per l’occupazione dei giovani e per l’aumento impressionante di singole persone e di popoli che entrano sotto la soglia della povertà. In Italia, le famiglie monoreddito vivono in condizioni di disagio che non ha precedenti. La questione morale torna protagonista tra i politici nella gestione delle risorse pubbliche. Le imprese vivono con un nodo scorsoio attorno al collo, rappresentato dall’immorale sistema bancario. In Italia, l’invenzione bipartitica, finalmente, viene rimessa in discussione e nascono nuovi partiti e nuove aggregazioni, senza escludere rapporti anche trasversali.

Di fronte a tutto questo, e abbiamo citato solo una parzialissima parte degli argomenti che dovrebbero trovare spazio nell’agenda di chi fa politica, che fa l’area rivoluzionaria, identitaria, sociale e ricca di valori de La Destra fuori dal Pdl?

Discute sui deludenti risultati elettorali, dello 0,6-0,8-0,9 per cento, discute su chi è più rivoluzionario, su chi, sempre con riferimento a quello zero virgola qualcosa, conta di più degli altri e non è capace di fare alcun passo in avanti per far tornare quelle nostre idee, sempre di grande attualità, protagoniste dell’azione e del dibattito politico.

Gli stati generali sono come paralizzati, smarriti, inchiodati nel proprio recinto, come se avessero paura di navigare a mare aperto e di ridare vita a una nuova aggregazione-movimento capace di ricreare sia quello spirito di comunità che tanto ci manca e sia di ridare obiettivi “alti” per i quali vale la pena fare politica.

Nel frattempo, ci sono flussi migratori tra un movimento e l’altro, nell’abbandono della politica e verso quel Pdl che non vuole quest’area come forza politica autonoma, ma la vuole subalterna a un gioco di potere.

Ognuno cerca mille giustificazioni per non ammettere esplicitamente che non ce la fa, che non ha la forza morale e il coraggio di perseguire una strada irta di difficoltà e un percorso che non è privo di agguati, di promesse, di allettamenti, tutto fuorché la dignità di un ruolo politico autonomo, militante  e identitario. Altri, per negare la forza dirompente di un nuovo movimento, riconsacrato ai principi, che non si lascia soffocare da una avvilente quotidianità, definiscono questa ipotesi una gabbia, che non potrebbe avere cittadinanza politica e che porterebbe ad un irreversibile isolamento.

Io penso, invece, che la scelta di chi non è entrato nel Pdl non possa essere quella di cercare un accasamento comunque, a prescindere dalle idee e dal progetto, ma quella di ripartire da ciò che si vuole essere, guardarsi intorno e capire anche chi, concretamente, vuole fare un percorso politico con noi, rispettando la nostra memoria, le nostre idee e la nostra diversità.

La solitudine mette paura solo a chi non sa dove andare e non ha un passato da difendere.

Fare politica per il futuro deve necessariamente passare, a mio avviso, dando impulso dalla base a delle aggregazioni militanti che siano capaci di creare un movimento di base, che, pur nel rispetto dei ruoli, dimostri nei fatti di voler andare oltre la rivalità e la frantumazione.

Restiamo ciascuno con la propria tessera in tasca, ma diamo nello stesso tempo vita a dei nuclei che, senza offendere nessuno e senza negare il rispetto delle regole che ciascun partito si è dato, voglia dimostrare che l’area dei movimenti è più forte di quanto non si pensi se avrà un progetto da sviluppare e che è tempo di agire, perché la politica corre velocemente ed espelle chi non sta al passo secondo le necessità del momento.

Questi nuclei, fuori da schemi partitici, saranno certamente capaci di essere da stimolo a ragionare senza paraocchi, con la mente sgombra da personalismi, per recuperare il senso del bene comune e capaci di tornare in piazza per far sentire forte la voce del dissenso da una politica che guarda solo agli interessi dei poteri forti, mentre calpesta la dignità dei cittadini.

Io sogno una grande assemblea dei movimenti di base che si ritrovano intorno a degli obiettivi precisi, rigenerando quell’entusiasmo che è proprio del militante di destra, un’assemblea che sia capace di produrre un’azione politica tra i delusi di una destra liberista, conservatrice, ricca di “veline” e di uomini “da niente” e  una sinistra diventata radical-chic, salottiera, inchiodata alla gestione del potere, che ha voltato le spalle alle istanze di lotta sociale e che da sempre veniva ritenuta capace di essere alternativa ai poteri forti.

Un movimento che guarda al futuro, che investe sulle nuove generazioni, che è capace di ridare valori “alti” al pensiero e all’azione politica.

Il rispetto in politica lo si guadagna quando si è capaci di creare consenso intorno alle proprie idee e non nel diventare il bancomat delle occasioni.

Diamo vita, quindi, a questi nuclei, comunichiamocelo, incontriamoci, confrontiamoci, se necessario scontriamoci ma rompiamo la paralisi che sta umiliando la nostra militanza politica.

Tutto ciò per costruire, non per alimentare sterili scontri personalistici.

Il progetto è aperto a tutti coloro che rivendicano un orgoglio di appartenenza e che, senza torcicollo, vogliono attualizzare quella nostra grande idea sociale che ogni giorno viene scippata a destra e a manca per meri calcoli elettoralistici.

C’è tanta gente, all’esterno delle nostre strutture, che ci guarda con interesse, che è amareggiata per la nostra perdita di ruolo e che vorrebbe con noi reagire alla politica virtuale per non soffocare in un sistema partitico che mortifica ogni identità, ogni specificità, ogni dissenso, ogni voglia di cambiamento.

Il vaccino marchio - i soldi piccoli

 

Per muovere grandi masse di denaro pubblico un modo efficace è quello della sanità pubblica, per la prevenzione generale. La prevenzione sanitaria coinvolge grandi numeri di utenti e non necessita che le persone siano malate, permette cioè di spendere soldi pubblici anche sulla pelle dei cittadini sani, in base al principio del "bene collettivo". Poichè le persone che riceveranno il trattamento di prevenzione, come un vaccino, non sono malate devono essere convinte, sia come pazienti a ricevere la loro dose sia come contribuenti sulla necessità di spendere il denaro pubblico, cioè il loro denaro consegnato come tasse allo Stato.
Per spendere soldi del SSN per la prevenzione bisogna convincere i cittadini che esiste la minaccia da prevenire.
Per questo una porzione dell'affare dei vaccini passa per le mani dell'informazione che deve dare dimensione e concretezza all'ipotesi di una infezione. Sono soldi piccoli se si guarda ai numeri in generale, ma i soldi grandi e i soldi medi non potrebbero muoversi senza il lavorio nei giornali e nell'editoria per convincere la gente che il "virus sta arrivando", anche quando si parla in realtà della morte di un singolo sconosciuto in un paese dell'Asia. L'allarme, esaltato e ripetuto, viene raccolto tanto più facilmente da chi non ha problemi quotidiani, da chi si sente al sicuro. Chi ha una pensione e casa di proprietà, buona salute e qualche risparmio più facilmente coglie il suggerimento che la morte possa arrivare invisibile e senza preavviso; la minaccia dell'avvelenamento invisible, che viaggia con il vento, proprio tra chi ha meno problemi è più facile che venga posto al primo posto tra i problemi da affrontare.

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